Graziella (un mito)

Il nome Graziella fa venire subito in mente quel periodo felice della nostra fanciullezza, fatto di lunghi pomeriggi, di golosi panini con la Nutella, di canzoni di Lucio Battisti che riecheggiavano nell’aria e naturalmente di interminabili giri nel giardino pubblico, per le strade del quartiere o addirittura nel cortile di casa. Ma perché ancora oggi questo nome riesce ad essere così magico? Facciamo un salto indietro nel tempo per ricostruire la storia di questa bicicletta tanto amata. 

Un piccolo cenno storico sulla nascita della bicicletta pieghevole ci vuole… Una bicicletta pieghevole prima di tutto è una bicicletta perlopiù con ruote piccole che dispone di cerniere, attacchi e/o dispositivi a serraggio rapido che permettano di piegare e smontare la bicicletta in modo semplice e veloce in una dimensione tale che possa essere trasportata come bagaglio. Il britannico William Grout sviluppò la prima bicicletta pieghevole e smontabile e la fece brevettare nel 1878. Era una bicicletta alta con pneumatici pieni, la cui ruota anteriore si poteva smontare in quattro segmenti radiali che potevano trovare posto con il loro telaio piegato in una valigia triangolare. Nel 1896 fu brevettato il “Faun”, una bicicletta di sicurezza con il classico telaio “a diamante” , il cui telaio poteva essere piegato nel mezzo di un asse verticale. Dall’inizio del XX secolo l’esercito europeo mostrò interesse nelle biciclette pieghevoli e scatenò lo sviluppo di diversi modelli. Pensate che nella seconda guerra mondiale la BSA sviluppò la “Folding Military Bicycle” per l’esercito britannico, usata poi anche dai paracadutisti per poter lasciare più in fretta il posto di atterraggio. Anche l’Italia fu all’avanguardia nello sviluppo delle biciclette pieghevoli. Nel 1964 (in pieno boom economico) la ditta Carnielli di Vittorio Veneto presentò il modello innovativo Graziella, che si diffuse rapidamente nel mercato italiano, grazie alla buona qualità costruttiva alla sua eleganza e ad una buona campagna pubblicitaria che la promuoveva come “la Rolls Royce di Brigitte Bardot”. Contribuì in maniera decisiva a rivoluzionare la percezione comune della bicicletta, che fino agli anni ’50 era considerata solo come attrezzatura sportiva o come mezzo di trasporto “povero”, e che negli anni del boom economico divenne invece uno status symbol della nuova gioventù benestante. Era strutturata senza canna orizzontale, con cerniera centrale, piccole ruote, sella e manubrio smontabili. Nel 1971 subì un restyling in cui venne aumentato il diametro delle ruote e furono aggiunti particolari come il portapacchi in tinta. La Graziella fu prodotta fino alla fine degli anni ’80. I modelli originali sono oggetto di collezionismo e modernariato.