Sellaronda Hero: le nostre impressioni

Matteo

L’abbiamo aspettata tanto, e anche se fin da subito abbiamo deciso di non viverla come una gara ma come un evento l’agitazione era tanta. Appena arrivati il girno prima, a ritirare il pacco gara, abbiamo capito che eravamo dentro a qualcosa di davvero fantastico e superiore alle nostre aspettative.

Arriva il giorno della gara, sveglia perstissimo (poco dopo le 5) per svegliarci bene e fare una gran colazione a base di frutta e carboidrati. Siamo in forte stato di agitazione.  Arrivano le 7, nel frattempo si sono svegliate mogli e amici.  Due chiacchere, prendiamo le bici e usciamo in una freddissima mattina di luglio per recarci alla partenza di una vera e propria esperienza.

Ci piazziamo in batteria,  dopo un pò di riscaldamento. Di mio non vedo l’ora di partire e si aziona la stufetta che ho in corpo (chi mi conosce ha capito), decido di partire solo in maglietta. Ecco lo sparo, siamo tanti, passa del tempo prima di passare sotto il gonfiabile, ma subito dopo inizia la salita. Breve tratto di asfalto e poi… E poi. Ci siamo, entriamo sullo sterrato e da li in poi  lo spettacolo dolomitico non ci lascerà mai. Salite, discese, sottobosco, spazi aperti, single track, strade bianche. Ma soprattutto persone. Siamo nella categoria hobby, come noi tantissimi altri hanno scelto di non “gareggiare”, ma di godersi un regalo. Io e i miei compagni abbiamo deìciso da subito di farla assieme. Così è stato. Abbiamo riso, scherzato, ci siamo dati sostegno per tutta la gara. E la gara è volata. Poi quei 7 km finali di (quasi esclusivamente) discesa. Ci sembrava di essere in un bike park, abbiamo spento il cervello, ce ne siamo fregati dei problemi tecnici (ho piegato alcune maglie della catena e concluso la gara con il 40 davani) e abbiamo “tirato” fino al traguardo.

Ma qui abbiamo rallentato.

Ci siamo presi per mano e siamo passati sotto il gonfiabile dell’arrivo assieme. Perchè non siamo una squadra, ma molto di più: siamo amici veri con la passione della mountain bike.

I miei voti:

Voto 9 all’organizzazione, tutto era pressochè perfetto, mon vi do il voto pieno perchè magari vi stimoliamo a migliorarvi ancora 🙂

Voto 10 alle Dolomiti, il lavoro più grosso per rendere unica la gara lo avete fatto voi

Voto 10 e lode a quell’atleta che nononstante un evidente problema fisico (gamba e braccio destro notevolmente sotto sviluppato) ha fatto tutto la 50 , regalandoci il privilegio di pedalare per alcuni km con lui e dandoci una grande lezione di vita. Tu sei davvero un Hero

Voto 8 al “Sellaronda bike day” Potenzialmente poteva essere un 10, ma sarebbe stato migliore se in piazza a Selva e magari negli altri comuni gli eventi post gara fossero continuati creando una maggiore atmosfera.

Voto 4 all’atleta tedesco che sul secondo trasferimento su asfalto, in piena salita e con me a ruota, si alza a spingere in piedi sui pedali. Caro atleta, hai spinto troppo e hai prodotto troppi gas intestinali 🙂

Daniele

Partecipare alla prima gara della vita e partire col massimo. Non sarà facile tornare indietro. Ecco allora tre cinghiali alla Sellaronda Hero 2011, la gara mtb più dura in Europa nel suo genere: 82 km (per quelli bravi!), “solo” 50 km per noi, iscritti alla “pedalata ecologica hobbistica”. Di seguito troverete la mia personale top ten dell’evento, con risultati spesso allo stesso livello.

  1. La manifestazione: 1500 bikers sullo stesso sentiero. Stupenda, spettacolare, unica e “non ci credi se non la vivi”! All’inizio immaginata troppo grande per noi, alla fine vissuta al meglio e gestita tatticamente in modo impeccabile.
  2. Il pettorale con il proprio nome e la bandiera della nazionalità sul muso aggressivo della bici ed il passaggio alla partenza sotto l’arco START, tra le transenne.
  3. La prima salita della gara, al Dantercepies, che inizia 5 metri 5 dopo la partenza e ti porta ai 2.298, e non riesci a non distrarti dal paesaggio (con il buon Alfre che esclama “tanta roba” ed io che replico “troppa roba”!) e che è un fiume umano di biciclette che salgono e salgono e salgono, anche portate a mano.
  4. La banana.
  5. La seconda salita della gara (Passo Campolongo) che sembra più morbida, ma è un continuo strappo tagliagambe tra piano e pendenza, piano e pendenza, che ti porta ad un single tracciato in discesa splendido, penombrato dai rami degli alberi e affiorante di ostacoli, da far scorrere.
  6. La gente che applaude durante il percorso e i fotografi che ti danno tanta soddisfazione.
  7. Il verde del Trentino, che è più verde.
  8. L’ultima salita al Sella che alterna passaggi tra gli alberi a distese di prati fioriti intorno, e intanto sale, e vedi negli occhi dei corridori la fatica e nelle gambe che stentano a proseguire la voglia di arrivare in cima.
  9. La complicità che raggiungi con la tua biga, magari timida ad inizio gara, ma sempre più convinta nel proseguire, fino agli ultimi metri quando galoppa e non vorrebbe fermarsi. Tu la guidi e lei ti conduce.
  10. La discesa finale di 7 km fatta a razzo su erba e sassi, con single track dell’ultimo tratto staccionato che mi rimarrà nella mente in eterno, a spingere come se fossimo appena partiti, tra le “s” di terra battuta, e ad inchiodare prima dell’ultima curva strettissima.

Fuori classifica, perché onestamente non è ipotizzabile racchiuderlo in uno schema, un risultato, un elenco di numeri, per noi che l’abbiam presa un po’ per gioco un po’ per sfida personale, il passaggio sotto l’arco del trionfo, con quella magica parola “FINISH”, a braccia alzate con i tuoi compagni di pedalata, mentre i tuoi amici ti acclamano e urlano bravi “sono vivi”, la gente ti applaude e l’emozione si scioglie in lacrime.

Infine, una menzione particolare per un VERO EROE che abbiamo avuto il piacere di conoscere in salita. Noi sappiamo che tu hai vinto con la V maiuscola.

Alfredo

Ci credete che piangevo negli ultimi 7km?? Ma andiamo con ordine… Non ero mai stato in Val Gardena e devo dire che il contensto di questa gara rende veramente tantissimo… Scorci di cielo blu, grigia pietra e il bianco della neve sulle vette, semplicemente fantastico!

Mi sono preparato come potevo per questa mia prima esperienza, ho spesso chiesto consigli alimentari perché ho sempre fame e lavorato di testa su questa cosa. Alla prima salita, quando ho visto molta gente sbuffare, arrancare, smontare di sella in tratti non ancora considerati muri mi ha fatto un pò impressione… Io andavo su al mio passo, senza banfone, senza dolore e mi son detto “cavolo allora sei già messo bene”. Al GPM, a 2298m ero felicissimo, le gambe giravano alla grande e il mio unico pensiero era di prestare attenzione a non scontrarmi con qualche biker un pò ‘approssimativo’, sia in discesa che in salita… Alcuni devo dire che sono e veri e propri pericoli, forse ritenevano che la strada, singletrack, pietraia fosse tutta per loro… bah!

Così salita dopo salita, discesa dopo discesa vedevo passare i km, le gambe continuavano a sostenermi (ricordo che alla partenza avevo 660km percorsi da inizio anno), ai ristori ho dato fondo ai miei appetiti senza esagerare. Fin su, dopo il Pordoi mi sono spinto senza mai strafare, gestendomi veramente bene: non l’avrei mai detto… e invece!

E’ un vero peccato che la GoPro abbia tirato gli ultimi prima di poter giungere ai single track sugli ultimi passi, tra piccoli ruscelli e neve residua si godeva di una stupenda vista e l’adrenalina era a mille… Ho spinto in diversi punti, tra cui l’ultima salita, ed è lì ho visto un Vero Eroe salire e con lui ho scambiato qualche parola… Ero commosso dalla sua forza interiore.

Così, arrivati in cima, all’ultimo ristoro si aprono gli ultimi chilometri, gli ultimi guadagnati chilometri. Tump tump… tump…  la vena da discesa affiora e sfreccio così più volte davanti a biker che poi mi ripassano quando mi fermo a guardare gli altri arrivare. Dai dai, dai! Manca poco e l’ultimo tratto di single track che costeggia la piazza è un eco di musica a palla che ci accompagnerà tutti e tre, per mano, oltre la linea del traguardo. Mai stato meglio: grandi.