Amici cinghiali, voglio spendere oggi due interessanti (spero) parole su di un tema che ci sta molto a cuore. Spesso sentiamo la necessità di
avere a disposizione una rete di piste ciclabili molto più sviluppata di quella attualmente presente in Italia, per favorire lo sviluppo dell’uso della bicicletta e soprattutto diminuire la massa di automobili che ci sovrasta. Indagando nel web, ho trovato un contributo al tema che potrebbe tornare molto utile e che ci insegna a progettare percorsi ciclabili per migliorare l’ambiente. E’ diretto in primo luogo ad un pubblico
adulto (insegnanti, genitori, amministratori,…) che possono essere però “invitati” da qualsiasi amante delle due ruote a presentare nuovi ed interessanti progetti!
Innanzitutto, dobbiamo concentarrci sull’opportunità di individuare possibili percorsi ciclabili, che colleghino i punti principali del proprio paesello o città in modo continuativo e sicuro, lungo i tratti stradali “più significativi”, quindi vie che portano a uffici comunali, scuole, chiese, centri sportivi,… Per fare questo, occorre analizzare la viabilità cittadina in modo da evidenziare sia i punti critici della ciclabilità (ponti, gallerie,…) sia ad es. i punti con traffico più modesto, o con presenza di marciapiedi, aree di sosta, scarsa/ampia illuminazione stradale… Altre analisi ci porteranno poi ad individuare le zone più a rischio incidenti, quelle residenziali o adibite a servizi commerciali. Obbiettivo è quello di creare vie di percorrenza ciclabili, che vengano poi distinte in vie primarie e secondarie: le prime servono a collegare le periferie al centro cittadino, le reti locali tra di loro, e la rete extraurbana che convoglia il traffico ciclistico in ingresso o in uscita, a prescindere che sia legato alle attività lavorative, sportive o ricreative; le seconde invece devono gestire il traffico ciclistico locale, di brevi tragitti, che si dirige verso la rete primaria.
Vediamo cosa si intende per viabilità ciclabile primaria.
La sicurezza dei ciclisti viene prima di tutto. Occorre quindi analizzare i rischi cui può andare incontro un ciclista quando percorre una via cittadina: può incontrare caditoie (cioè quelle aperture per lo scolo dell’acqua, che in altri casi possono fare da utile strumento di separazione delle vie percorribili ed evitare grandi flussi d’acqua piovana sulla pista ciclabile), auto parcheggiate male, presenza di mezzi pesanti o alta velocità, incroci frequenti e pericolosi o mal segnalati. Adesso dobbiamo mettere in sicurezza il percorso ciclabile, cercando di “separare” fisicamente e normativamente i ciclisti dal resto del traffico. Le piste ciclabili possono essere previste a lato delle corsie veicolari o sui marciapiedi, utilizzando dei separatori che consentano alle automobili di distinguere in modo chiaro lo spazio destinato alle biciclette, soprattutto in prossimità di incroci o attraversamenti.
Ci possono essere varie tipologie di piste ciclabili: piste con una corsia in sede propria o riservata, delimitata da strisce bianche e gialle longitudinali; un percorso promiscuo nella corsia preferenziale dei mezzi pubblici o meglio una pista ciclabile contigua o promiscua a quella pedonale (in tali casi è utile adottare una colorazione diversa del tracciato e obbligatorio ripetere il cartello segnaletico ogniqualvolta ci sia un’interruzione o incrocio). Molto utili sono i separatori, che dividono corsie auto da piste ciclabili poste sullo stesso livello, ed anche le cd. “case avanzate”, cioè spazi di arresto per le bici in posizione avanzata rispetto alle auto, per dare loro maggiore visibilità e non farli sostare dietro gli scarichi.