Vi ricordate amici cinghiali dell’articolo sulla progettazione di piste ciclabili? Bene. Se siete pronti, oggi passiamo alla seconda parte. Con il primo intervento abbiamo tracciato una rete ciclabile suddivisa in viabilità primaria e secondaria, e ricordiamo che mentre la prima corrisponde alle vie di scorrimento principale e prevede interventi specifici a favore della ciclabilità, la seconda è invece localizzata in quelle aree che abbiamo chiamato Zone a Traffico Moderato (ZTM), in cui è necessario intervenire sulla circolazione veicolare per realizzare condizioni di sicurezza più ampie. La riduzione della velocità dei veicoli circolanti e la diminuzione del loro numero fanno sì che nelle ZTM non sia necessario intervenire direttamente sulla messa in sicurezza dei ciclisti, essendo le stesse condizioni generali da sole sufficienti a garantire una circolazione sicura anche per le biciclette, senza necessariamente la realizzazione di piste ciclabili.
Capiamo meglio: innanzitutto per “Moderazione del Traffico” si intende l’integrazione delle diverse componenti di traffico attraverso la riprogettazione fisica e funzionale delle strade, al fine di migliorare le condizioni dell’ambiente urbano”. Integrare significa in pratica consentire alle auto, ai pedoni, ai ciclisti e, in genere, alle utenze deboli della strada (bambini, anziani e disabili) l’utilizzo dell’intero spazio stradale (strade, marciapiedi e piazze) senza necessariamente dover canalizzare ogni specifico utente in corsie ad uso esclusivo: carreggiate per le auto, piste per le biciclette e marciapiedi per i pedoni. Questa particolare integrazione può avvenire solo all’interno di aree ben definite e, soprattutto,in condizioni generali di sicurezza della
circolazione che riducano fortemente il numero degli incidenti e la loro gravità.
Per questo possiamo progettare le strade introducendo una serie di strumenti che da un lato creino condizioni psicologiche di attenzione e di prudenza nella guida e dall’altro lato riducano fisicamente la velocità dei veicoli (attraversamenti rialzati, cuscini berlinesi, isole centrali, restringimenti delle carreggiate,rotatorie,ecc).
Come si progetta allora una zona a traffico moderato?
Affinché l’automobilista modifichi il proprio comportamento all’interno della ZTM, è necessario che tale area sia chiaramente identificabile e distinta dalle altre e al cui interno si debba guidare a velocità più bassa e prestando maggiore attenzione agli altri utilizzatori della strada. Quindi, ingressi alla zona segnalati, uniformità nel trattamento della pavimentazione, dell’arredo urbano e dell’illuminazione sono gli elementi che rendono identificabile la ZTM. La messa in sicurezza degli incroci e degli attraversamenti e l’inserimento di rallentatori di velocità obbligano al rispetto dei limiti di velocità. Un ulteriore elemento di rilievo nella progettazione delle ZTM riguarda la dissuasione del “traffico di attraversamento”, consentendo l’accesso al solo traffico locale.
Nelle ZTM è necessario intervenire normativamente attraverso la riorganizzazione della circolazione interna alla zona (sensi unici, interruzioni agli incroci, strade a fondo cieco), per impedire l’attraversamento indiscriminato della zona e facilitare l’accesso ai soli residenti. L’introduzione dei sensi unici determina l’impossibilità dell’attraversamento o, in taluni casi, la sua
“non convenienza” a causa dell’allungamento del percorso rispetto alla viabilità tangenziale alla zona stessa. La riorganizzazione della circolazione interna di una ZTM consente di riportare sulla viabilità perimetrale alla zona chi ne tenti l’attraversamento.
Il limite di velocità interno alla ZTM, corrispondente a 30 Km/h, deve essere fatto rispettare attraverso la segnaletica e progettando le strade con l’inserimento di elementi di limitazione della velocità. La velocità dei veicoli circolanti sulla viabilità perimetrale alle ZTM deve essere limitata a 50 Km/h. Tra le strade di scorrimento con velocità di 50 Km/h e le strade interne alla Zona a 30 Km/h, è importante che siano realizzate delle strade di compensazione con strumenti che non permettano il superamento del limite di 50 Km/h.
Finisce qui la seconda puntata! Alla prossima e ultima amici cinghiali!