Guardando il video che vi ho riportato non posso far altro che pensare a quanto la bici dalle ruote grasse mi abbia fatto riscoprire un contatto con la natura che prima non avevo.
Pedalare lontano dalle strade, dalle auto e sentire solo il cinghuettio degli uccelli, le foglie che ‘fremono’ sotto le ruote, il suono ritmico della pedalata o dei freni a disco sollecitati in discesa … qualche sasso che rotola via quando viene pizzicato dalla gomma, la neve che scricchiola. Li sentite questi rumori? Li conoscete? Credo di si.
…
E’ così che dopo una salita snervante mentre le gocce scendono sul mento e poi cadono sul top tube del telaio, ci si guarda indietro e si gode. Sfrecciare in stretti single track, sfiorando gli alberi, impostando la traettoria con la luce che filtra tra gli alberi : mostra e nasconde l’inaspettato. E tu sei vigile.
Eccoti lì: sorseggi dalla borraccia o dalla sacca idrica, ti freghi la fronte e ti sistemi il caschetto, c’è silenzio intorno, c’è qualcosa da vedere, che si mostra.
Inforcare la bici e rimontare in sella dopo una foratura ti dà slancio e ansie se non hai più modo di riparla in caso di ulteriore danno. Sei cauto.
Informi i tuoi compagni di avventura ‘là la strada è più brutta, fate attenzione’…
Immensamente appagato al rientro, sporco magari, … hai lavato via per qualche ora tutte le noie accumulate, i pensieri.
Immensamente triste perché tutto è già finito, tu che vorresti, tu affamato.
Ecco quel che vedo, quel che sento… ed immaginare di non averne avuto l’opportunità mi rende molto consapevole di ciò che ho.