Esco dal lavoro un’ora prima perché il capo concede un uovo di Pasqua inaspettato! Scappo a casa, inforco la bici e via dritto verso il bosco e la salita più vicina. Dura tutto quasi un’ora, ma è una delle quasi ore che più piacciono e riempiono di sempre. Mi dirigo verso San Colombano, collinetta dietro casa che per le uscite rapide è una vera pacchia. Inizio la salita e iniziano le prime gocce. Penso subito che mi piacerà parecchio. La collinetta è caratterizzata da molti sentieri che si intrecciano, salgono e scendono, si perdono e si ritrovano: dal paesello si vedono, e dal bosco si raggiungono, tre costruzioni, due cappelle e una chiesa, che è facile conquistare per la pendenza scarsa. Prima si va a toccarne una, poi un’altra ed infine l’ultima. Il piacere di essere da soli, nel semibosco, sotto le gocce d’acqua che ormai son diventate pioggia, con la propria bici, è veramente unico: riesci a sentire ogni rumore, fruscio d’alberi e volatili imprecisati che parlano tra di loro e sicuramente lodano quel biker sotto la pioggia! E nei momenti in cui l’acqua cade più densa, beh, che spettacolo! Poi quandanche la terra è bagnata,beh, che spettacolo!
Ora, non pensate che sia un biker di livello e fama mondiale, però cazzo, che bello! Mi viene in mente di aver dimenticato a casa nel cassetto l’aggeggio che fa i filmati: cavoli, sarebbe stata figa la ripresa on board bagnata! Mi fermo alla chiesa per fare la classica foto da postare, ma un tuono (ad aprile!?!) mi fa desistere e riprendere la via di casa.
Alla fine è giusto cosi: no foto, no video. Solo me. E queste quattro parole per raccontarvi le sensazioni uniche che si provano a volte, lontano da tutti.