Amici cinghiali, oggi partiamo da Siviglia e rimbalziamo a Copenaghen, in Danimarca: ciclopiste, di norma larghe almeno due metri, su entrambi i lati delle principali strade per una lunghezza totale di oltre 300 km. A Copenaghen in particolare, il traffico delle biciclette è considerato una categoria a parte con la propria superficie stradale distinta. Nel 2002, la città ha pubblicato “The cycle Plan 2002-2012” i cui obiettivi, direi quasi fantascientifici se portati in Italia, almeno per il momento, erano: portare a 40% la quota di persone che si recano al lavoro in bicicletta (pensate che percentuale!), ridurre del 50% il rischio per i ciclisti di gravi lesioni o morte; aumentare dal 57% all’80% la quota di ciclisti che si sentono sicuri negli spostamenti in città, aumentare del 10% la velocità degli spostamenti in bicicletta; rendere l’uso della bicicletta più comodo potenziando la manutenzione delle ciclopiste. Per conseguire gli obiettivi fissati, gli urbanisti danesi si sono impegnati in un’incessante ricerca volta a perfezionare i progetti delle ciclopiste e delle strutture di parcheggio. Tra le misure adottate quindi, citiamo la creazione di un ampio sistema di strutture separate riservate all’uso della bicicletta; percorsi, piste ciclabili e strade per biciclette pienamente integrati, sottoposti a buona manutenzione in città e nelle regioni circostanti; un sistema coordinato di segnali a colori rivolto ai ciclisti, semafori prioritari e semafori verdi avanzati per i ciclisti in quasi tutte le intersezioni; posizioni di attesa davanti alle automobili con ciclopiste speciali per rendere gli attraversamenti e le svolte più sicuri e più rapidi; potenziamento dei parcheggi per le biciclette. Ancora, migliore illuminazione e sicurezza delle strutture di cicloparcheggio con guardie, videosorveglianza e parcheggi prioritari riservati alle donne. Un altro ottimo risultato è stata la diminuzione del numero di ciclisti rimasti uccisi o gravemente feriti in incidenti stradali.