Cari amici cinghiali, questa volta ho raggiunto Manuel Minola Violino, atleta vercellese che, quest’anno, ha partecipato alla 24h Cup Solo, un circuito di 24h MTB in solitaria e mi sono fatta raccontare per voi la sua avventura.
D: Benvenuto su Wildpigs! Presentati ai nostri lettori… Chi sei, cosa fai, dove vivi, insomma, due parole su Manuel.
R: Mi chiamo Manuel, ho quarantanni, sono sposato e ho due figli grandi; ho iniziato presto il lavoro di marito e papà e ora, finalmente ho un po’ tempo anche per me stesso. Attualmente sono un libero professionista e lavoro nel campo della pubblicità, realizzo prototipi in cartotecnica. Abito a Vercelli, nella pianura più piatta che più piatta non si può, immersi nelle risaie fra nebbie e moscerini, forse è proprio questo clima che mi ha temprato, o forse è meglio pensarla così! [ride] Sono una persona abbastanza solitaria, mi piace la tranquillità e ascoltare il silenzio, mi trovo a mio agio sulle montagne della Val Sesia, spesso meta per i miei allenamenti di mtb o escursioni in trekking, la città mi opprime un po’, per questo quotidianamente ho bisogno di fuggire dal cemento anche solo per toccare la terra un’oretta con le mie scarpette da running.
D: Il ciclismo è parte della tua vita da moltissimo tempo, raccontaci come hai iniziato ad appassionarti a tutto ciò che riguarda la bicicletta…
R: La bici fa parte della mia vita già da piccolissimo, iniziai con una Graziella da 12” a fare salti in cortile, a sei anni mio padre mi regalò una bianchi da corsa, verde, da 20” con la quale iniziai a graffiarmi le ginocchia, poi fu la volta della mitica Saltafoss, che in estate mi seguiva in Val Sesia per le vacanze estive con i nonni, (povera nonna, era disperata, scendevo dalle mulattiere come un pazzo). Si può dire che questo fu il mio inizio di “carriera” spericolata, infatti fu proprio con questa bicicletta che nei primi anni ’80 inziai a fare “DH”, arando orti con dei drittoni allucinanti, (era l’unico sistema per fermarsi dopo le lunghe discese perchè quella bici era letteralmente senza freni!). Da lì ritornai su una bici da corsa da 28” a dodici anni, e a tredici volli provare ad andare da Vercelli a Cervarolo (Val Sesia), circa 80 km., in bici con mio cugino, e infatti ci andammo! Non feci mai gare, ma fino ai diciotto anni la bici era il mio mezzo per la libertà! Negli anni successivi, fra militare, famiglia, lavoro e casa non ebbi più tempo per dedicarmi alla bicicletta, ma una volta ritrovata stabilità e tranquillità, giunto a ventiquattro anni, mia moglie mi regalò la mia prima mtb, in acciaio e completamente rigida. Fu subito amore a prima vista e iniziai a gironzolare fra le prealpi biellesi e la Val Sesia, da allora ad oggi è stato un lunghissimo e affascinante viaggio.
D: Ti si può considerare a tutti gli effetti un biker completo. Per quanto ti conosca, sali su qualsiasi bicicletta e affronti praticamente qualsiasi tipo di percorso: strada, XC, downhill. Tuttavia, la tua attività agonistica riguarda prevalentemente l’endurance: c’è una ragione particolare?
R: Sono nato come “biker” per puro divertimento, non mi sento un vero e proprio agonista, non ne ho le doti e la testa per esserlo, faccio spesso allenamenti con la bici da corsa, anche lunghi, oltre i 200 km per far fondo, ho gareggiato una sola volta con la bici da corsa e ho capito che non fa per me, troppa confusione e bagarre, preferisco le mie uscite in solitaria immerso nei miei pensieri, quei momenti sono impagabili. Ho fatto parecchie garette da XC e gran fondo, la maggior parte delle volte solo per il gusto di stare in compagnia. Ho provato anche ad affittare, a Scopello, una DH per spararmi qualche discesa giù da Mera, ma è una cosa occasionale (anche se divertentissima)!
Qualche anno fa, in una delle tante escursioni notturne, con un gruppo di amici, ho conosciuto Ausilia Vistarini e, parlando del più e del meno, ci ha raccontato del “mondo dei solitari”; la cosa mi ha affascinato parecchio, all’epoca mi ero avvicinato alle marathon e quindi involontariamente ero già entrato nell’ottica dell’endurance, così ho deciso che per il 2010 avrei partecipato a Finale Ligure come solitario, anche se il realtà poi non riuscii, per quell’anno a realizzare il mio obiettivo in quanto arrivai troppo tardi per l’iscrizione e quindi ancora per quell’anno dovetti accontentarmi di partecipare in squadra. Sempre nello stesso anno però, all’ultimo momento mi si presentò l’occasione di partecipare alla 24h di Milano, come solitario, occasione che non mi feci sfuggire! I partecipanti furono davvero pochini, prima ed ultima edizione, e io arrivai 10° nella categoria solitari, non male per essere la mia prima gara in solitaria. Fu proprio da questa esperienza che ebbi l’impulso incredibile di continuare con questo tipo di gare. Cos’ì nel 2011 misi in piedi tre 24h in Solitaria, Cremona, Finale Ligure (18° assoluto) e Milano che poi saltò per problemi organizzativi. Da qui alla 24h CUP di quest’anno il passo fu breve…
D: Siamo al punto nodale dell’intervista: la 24h Cup Solo. Raccontaci la tua avventura, che si è conclusa con un piazzamento di tutto rispetto.
R: Partecipare a tutta la Cup, sei prove in tutto, è stata la realizzazione di un sogno, impagabile, una stagione da incorniciare, anche se lungo il corso di questa stagione sono stato vittima di due cadute con qualche conseguenza che mi ha condizionato in parte.
E’ una stata una stagione davvero molto impegnativa, sia dal punto di vista degli allenamenti, sia dal punto di vista fisico e logistico, preparare una 24h richiede tempo, il viaggio, la sistemazione del campo base, la gara che dura due giorni, rismonta tutto, riposati e riaffronta il viaggio di ritorno, praticamente stai in ballo quattro giorni per una gara e vi assicuro che le ultime diventano faticosissime.
D: La gara più divertente, la gara più semplice, la gara più dura…
R: Ho avuto alti e bassi, il miglior piazzamento è stato un quarto posto di categoria alla 24h della Serenissima e uno splendido ottavo assoluto alla 24h di Stevenà, nelle altre mi sono sempre difeso e portato a casa punti importanti ai fini della classifica finale chiusa 8° assoluto fra i solitari, con tanto di premiazione al Gran Galà 24h CUP oltre ad essere stato premiato come Endurancer 2012, solo in sette abbiamo raggiunto l’ambito traguardo come finisher.
D: Hai menzionato spessissimo nei tuoi tweet il prezioso supporto della tua famiglia…
R: Ho chiesto supporto alla mia famiglia, un po’ per conoscere e visitare, con l’occasione, nuovi posti e un po’ per avere assistenza in tutti i sensi, avere i tuoi famigliari che ti aiutano e ti confortano è importantissimo, è un supporto indispensabile per affrontare la gara!
In una 24h ci sono i momenti di divertimento, i momenti crisi, e a volte scappa anche qualche lacrima, nei momenti più emozionanti. La stanchezza in alcuni momenti è davvero estrema, ma vi assicuro che veder calare il sole, pedalare per tutta la notte e veder sorgere il sole sempre seduti in sella alla propria bici non ha prezzo!
D: Conciliare lavoro e allenamento ad alti livelli: vuoi dare qualche dritta ai nostri lettori?
R: Per quanto riguarda gli allenamenti, ho una teoria tutta mia che fa spesso storcere il naso agli agonisti più incalliti, premetto che volere è potere, se uno ha passione e dedizione il tempo lo trova, molte volte salto la pausa pranzo per poter correre anche solo un’oretta, se invece ho più tempo mi alleno in bici o in mtb, cerco di fare un lungo a settimana, significa fare dalle sei alle otto ore in bdc o cinque/sei ore in mtb. Non ho allenamenti particolari e non seguo tabelle, nessun allenatore o massaggiatore, tutto fai da me! Non mi piace dover rendere un lavoro anche il divertimento, ho imparato a conoscermi bene e capire di cosa ho bisogno e quali sono le carenze per poter migliorare di volta in volta.
D: Stai già pensando al futuro come agonista?
R: Per il futuro, beh sicuramente credo di mettere in pista 2/3 24h in solitaria e vorrei entrare nella top ten a Finale Ligure, un po’ troppo ambizioso ma ci voglio provare, magari qualche 12h, provare qualche randonné da 400 e fare un 600, poi ho in testa da qualche anno il Naturaid in Sardegna o la Hellas Trans Mountains nel Peloponneso, ma qui la cosa già si complica parecchio e quindi ci sarà da pensarci bene.
D: Una breve parentesi sul running, altro sport che ti appassiona…
R: Per il running che dire, sono davvero un lentone, lo faccio solo per spezzare la monotonia e perchè è l’unica cosa che posso fare durante la breve pausa pranzo quando sono via per lavoro, se ci riesco partecipo a qualche maratonina ma solo per pormi obbiettivi durante la stagione invernale!
Manuel ci saluta e noi Wildpigs, uniti e compatti, gli facciamo un enorme ‘in bocca al lupo’ per il futuro ringraziandolo per la disponibilità e l’intensità con cui ci ha raccontato la sua avventura, veramente da pelle d’oca!