[SENSAZIONI]: pedalata primordiale per ritrovare se stessi

[SENSAZIONI]: pedalata primordiale per ritrovare se stessi

Un periodo un pò così.

Un clima un pò così.

Non ho seri motivi ma sono un pò giu di morale.

Scatta lo scambio di messaggini tra cinghiali: “Sabato si pedala? Andiamo qui? Andiamo la?”.

Il gruppo è il gruppo, ma ho voglia di parlare un pò con me stesso.

Un impegno in tarda mattina mi fa concretizzare il tutto.

L’occasione è ghiotta, drogato da quella prima esperienza ho buttato assieme un pò di pezzi che avevo in giro, altri ne ho barattati e mi sono fatto una bici full rigid single speed che ancora non ho provato.

“No raga, grazie ma io non ci sono, mi faccio una pedalata sul presto e torno a casa per commissioni”.

Ore 6.40 mi sveglio tra i piccoli mugugni di mio figlio che inizia ad avere un certo languorino e cerca la mamma.

Saluto mia moglie, mi vesto e parto.

“Esco la bici” dal garage e già mi sento un bimbo felice.

Il rapporto che monto per le mie gambe è un pò duro e gia alla prima salita sento le gambe urlare un pò di pietà.

Mi ricordo quando ho iniziato, ogni salita era un muro. Bei ricordi.

Pedalo pedalo, becco la prima discesa sterrata (che conosco bene), la affronto da distratto… La rigida mi riporta alla realtà! Concentrazione!!!!

Mi sembra davvero di essere tornato alle origini.

Mi sto godendo ogni centimetro di sterrato.

Prendo confidenza, mi sembra di reimparare tutti i fondamentali.

Pedalo, non voglio sentire le gambe urlare in salita e quindi mi perdo guardandomi intorno.

Incrocio tre camosci (tralaltro nel punto più vicino alla civiltà di tutto il giro).

Mi sto godendo paesaggi che ho sempre apprezzato ma che avevo accantonato in un angolo.

 

Arrivo al “punto di svolta” del mio giro. Da qui dovrei svoltare verso gli ultimi chilometri che mi separano da casa.

Al bivio però svolto dall’altra parte. Ho ancora un pò di tempo. Ho ancora voglia di fare urlare le mie gambe.

Si sale ancora.

Incontro anche l’ultima neve non sciolta e sembro nuovamente un bambino estasiato.

La salita in questo punto si fa troppo ripida per il 32-18 che monto e sono costretto a mettere giù i piedi e spingere.

O forse no. Forse avrei potuto per lo meno provare a spingere ancora un pò sui pedali. Ma il bambino che è in me ha voluto raffreddarsi i piedi spingendo nella neve. Come se l’avessi appena scoperta.

Arrivo in cima. La mia cima. Una vetta come un’altra, ma per oggi una vetta particolare: il mio obbiettivo.

Semplicità nelle emozioni e semplicità rappresentata dal mezzo che oggi mi ha riportato queste emozioni

La mountain bike, inteso come il mezzo, utilizzata oggi lo è davvero semplice.

Ma oggi mi ha fatto stare bene. Ha cancellato momenti brutti. Ha cancellato rabbia. Mi ha ridato il sorriso e la voglia di sfidarmi.

Viva la rigida. Viva la monorapporto.

La mountain bike , inteso come lo sport, riesce davvero a rendere migliore ogni momento. Quelli brutti, ma anche quelli belli. Da solo. In compagnia