Amici ciclopedisti, ciclopedanti e cinghiali buongiorno! Anche quest’anno una rappresentanza Wildpigs ha preso parte al Cyclopride, una manifestazione pro ciclismo urbano che ha visto molte città italiane prendervi parte. E come l’anno scorso, eccoci per le vie di Milano: ritiro “pettorale” e sacca della manifestazione in Piazza Castello e partenza prevista per le ore 11.00.
Io (Erby) armato di bandiera wildpigs fissata al manubrio con fascette e nastro nero (ti salvano veramente in ogni occasione!), fischietto, targa NO OIL sul portapacchi della bici e videocamera in testa. Fabio, Sara, Valentina ed Erika più sobri sulle loro due ruote e senza tanti fronzoli. Si certo, del gruppo sono io il più scemo.
Si parte a ritmo lento, ritmo che sarà costante per tutta la durata dei circa 16 km del percorso. Ora, non sto qui a indicare strada per strada, via per via, incrocio per incrocio del tragitto, anche perchè non ne conosco le denominazioni e non mi interessa riportarvelo. Rispetto all’anno scorso, mi pare di avere pedalato più “in centro”, senza sbocchi lungo qualche canale cittadino, seppur non essendo passati nei pressi del Duomo.
Quello che voglio sottolineare è la bellezza dell’iniziativa, comunque degna e bisognosa a mio modesto parere di un livello di organizzazione maggiore. Non voglio fare il classico saputello che si permette di giudicare l’operato degli altri senza sapere dinamiche e difficoltà sottointese all’organizzazione e alla gestione di un evento simile. Sicuramente le forze messe in campo sono state molte, ma forse ne servono ancora di più. Si perchè se è vero che lungo il percorso vi erano molti agenti della polizia municipale e membri dello staff cyclopride a tentare di gestire il traffico automobilistico, è anche vero che le difficoltà incontrate e i momenti di attrito non sono mancati. Anzi.
Ho visto, fermo ad un incrocio, un signore lamentarsi con il vicino del fatto di non sapere assolutamente dell’evento, tanto da meravigliarsi delle tantissime persone in bicicletta che gli passavano davanti.
Ho visto un incrocio di medie dimensioni affollato di auto alla mia destra, ferme in trepidante attesa di ripartire, con clacson spianato nei confronti di un ragazzo in bicicletta che, come il ragazzo con le borse in Piazza Tien An Men, cercava di bloccare il passaggio delle auto, dopo che l’agente della municipale si era un attimo assentato. E al millesimo insulto che si prendeva, si accordava con me per fermare la carovana di bici (aiutati dal mio sapiente fischietto!) e far passare le impazientissime automobili, che naturalmente continuavano a lasciare insulti di vario genere sulla strada.
Ho visto ad un altro incrocio un automobilista (pazzo delinquente!) partire all’impazzata sfiorando un ragazzo con la sua bicicletta, che preso dall’ira cominciava a rincorrere l’auto (pazzo incosciente!) per far sentire le proprie ragioni, sbandando a più riprese pericolosamente, fino a quando non riuscì a prendere a pugni sul cofano l’auto, ferma ad un semaforo, e inveendo contro il guidatore.
Ho visto pedoni passare sulle strisce e insultare i ciclisti.
Ho visto altri al volante discutere animatamente con ciclisti davanti a bambini, entrambi sicuri del fatto di avere ragione e incolpando l’altro di fre una pessima figura dinanzi ai pargoli.
Detta così, sembra quasi un cyclofarwest più che una pedalata in allegria in mezzo alla città.
Ma ho visto anche donne e bambini in bicicletta, di ogni età e con qualsiasi tipo di bici, molte provenienti dal bike sharing.
Molte persone che pedalavano per il solo gusto di farlo.
Ho visto una ragazza telefonare a fine giro e raccontare di quanata strada avesse fatto in bicicletta oggi! Chi l’avrebbe mai detto.
Ho visto una donna bionda passarci di fianco e rimanere entusiasta dal vedere la nostra bandiera, tanto da esclamare “Noooo, i Wildpigs!”. Ho gridato alla folla “sei mitica”!
E ho visto che nonostante tutto, tempo incerto compreso, la voglia di pedalare era tanta e la gente presente pure.
Quindi, a parte tutte le difficoltà del caso, la cultura poco ciclistica classica dell’Italia e dei suoi automobilisti, la vena del collo pronta ad esplodere dei ciclisti che per un giorno si cedevano padroni della strada, devo dire che l’iniziativa è alquanto lodevole. E sono sicuro che dai commenti di chi vi ha partecipato, gli organizzatori sapranno trarre preziosi consigli per la prossima edizione.
I consigli di un onesto cinghiale?
1-Migliore gestione del percorso, magari scegliendo (per quanto possibile a Milano), strade meno trafficate.
2-Netta separazione tra strade aperte o chiuse al traffico
3-Maggiore informazione ai cittadini
4-Gestione dell’evento come in casi di maratone/corse cittadine
5-Maggiore ricerca di volontari lungo il percorso
6-Serpentone dei ciclisti molto più compatto, con testa e coda che si aggiornano sul’andatura e non stanno a più di 15 minuti di distanza
Alla prossima amici cinghiali.
Ah, dimenticavo: come l’anno scorso, rientro in bicicletta lungo il Naviglio Grande!