Ci sono cose che non serve rincorrere, non serve cercarle, fanno il loro giro fino a tornare.
Quest’anno sono uscito poche volte in bici causa diversi impegni ma era da qualche giorno che la mia mente e il mio corpo bramavano un’ uscita: breve, lunga, bella, brutta… poco importava. Un’uscita.
Così l’altra sera ce l’ho fatta! Un’ora di tempo per pedalare in solitaria, fare qualche sentierino, salire su qualche colle e poi rientrare. Non c’è cosa più bella.
Nel caldo di questi giorni il sudore scendeva copioso dalla mia fronte e lo sforzo per salire mi toglieva il respiro e dipingeva il mio viso di un rosso intenso ma la mia mente era finalmente libera, le mie gambe erano convinte di poter dare di più dei 200 miseri km che ho accumulato, mulinavano senza sosta tanto da farmi pensare che davvero potessero fare quel che il corpo mi comunicava. Ero in uno stato di grazie, di desiderio e di appagamento.
Così anche la mia spiccata attitudine a qualche sentiero scassato torna a bussare e mi dice “dai figliolo, scendi per quel viottolo li tutto scavato, vediamo se sei ancora in grado di tenere un pò di equilibrio schivando i rovi che si protendono a sbarrarti la via. Vediamo.”. E così faccio regalandomi un mini giro semplice ma completo: un pò di pianura, un pò di salitella e un discesino con cui testare il mio equilibrio.
Ah, che bello. Aveva ragione il mio corpo: quando ci vuole, ci vuole!