Amici cinghiali un articolo breve per dirvi come è stata la mia prima volta. L’assonanza del titolo non è del tutto casuale, se è vero che difficilmente poi riesci a farne a meno. E’ passato più di un mese, era domenica 1 giugno e si stava per concludere, purtroppo, la terza, per noi cinghiali, edizione della 24h di Finale Ligure. Così io e Andrea decidiamo di provare.
Vogliamo le ruote grosse e grasse: ci rechiamo dunque allo stand Raceware e ci mettiamo in coda per la prova di una fatbike. Una splendida Surly Pugsley mi aspetta.
Non sono in grado di raccontarvi cosa significhi “tecnicamente” guidare una cicciona, ma so solamente che l’ho trovato particolare, speciale, affascinante. La prova è stata di circa mezz’ora di tempo, dunque troppo breve per dare un giudizio completo sul mezzo.
Dopo una giornata passata interamente a pedalarla, le reazioni potrebbero essere ancor più positive (e non solo per l’eccitazione iniziale) oppure di pollice verso (non credo sinceramente). Amici su fb, amici di amici, gruppi di amici e pagine di amici su fb ne parlano, sempre più spesso, e sempre in termini entusiastici.
Sta di fatto che butti giù lo sguardo verso il manubrio e vedi un mega ruotone che comincia a muoversi ai colpi delle tue pedalate. Semplici sensazioni, istantanee a prova del miglior fotografo per immortalare l’attimo, il pensiero immediato che frulla in testa.
Primo: non è tutto così pesante come ci si poteva aspettare. Sembra un trattore agile. Tu vuoi andare là, e lei ti porta.
Secondo: ammazza se viaggiano queste ciccione! Veramente non hai di che aver paura: qualsiasi radice o ramo o sasso tu trovi sul percorso, la fat se lo mangia! Il tutto associato ad una inaspettata scorrevolezza.
Terzo: naturalmente negli strappi in salita, dove devi avere gamba per andare e superare gli ostacoli, magari con qualche radice di traverso, lei morde il sentiero e sale agile.
Quarto: tratto in discesa, non ripido, con molti boccioni e fossette qua e là: è come essere sull’asfalto, la lasci andare, molli i freni e in un attimo sei in fondo.
Quinto: la tenuta in curva è qualcosa di impressionante. Immagina fare il toboga (?) nel tratto finale e passare davanti alle tribune (?) con un sorriso immenso e divertito al massimo!
Sesto: perché non ne ho già acquistata una?
Non lo so. So che queste sono le mie prime considerazioni sulla fatbike. Non credo saranno le ultime, anche perché mi piacerebbe provarla sui nostri classici sentieri del Monte Fenera, poi in alta montagna, poi sulla neve non appena arriverà l’inverno. E perché no, sulla sabbia lungo mare… E perché no ancora, magari in singlespeed…
E come dice il buon Alfredo, mi prudono le mani!
Insomma, STAY TUNED. Anzi, se avete delle fat-storie o fat-esperienze da raccontare, scriveteci e racconteremo ai nostri amici cosa provate a pedalare fat!