Parto prima dal telaio che è il cuore e l’anima di una bicicletta, il resto anche se non superfluo è soggettivo e puramente personale.
E’ un nuovissimo prodotto che si sta affacciando sul nostro mercato, Mountain-X nasce dall’esperienza e dalla passione di bikers italiani e da un’azienda Italiana leader nelle verniciature, dalla capacità di mettere assieme idee e progetti all’avanguardia in linea con le migliori soluzioni progettuali/tecnologiche disponibili oggi sul mercato, non solo dal punto di vista telaistico ma anche sotto il profilo dell’allestimento e della componentistica per offrire al mercato prodotti al top in stile race a misura di cliente!
La bike test che mi è stata consegnata dall’azienda è una mtb front da 27,5″ in carbonio unidirezionale ad alto modulo Toray T700 in taglia S, ovvero una 16″, alla vista si presenta come un telaio “grezzo” al naturale dalle classiche e apprezzabili venature tipiche del carbonio unidirezionale, lo trovo sempre affascinante sotto alla luce del sole, ad ogni colpo d’occhio si intravedono le striature delle venature tipiche delle pelli UD, la verniciatura è di altissimo livello e di discreto spessore da farne da protezione, le decals ad acqua sotto al trattamento superficiale trasparente opaco rendono molto di più dal vivo e sono in linea con l’impronta corsaiola che l’azienda ha voluto dare a questo prodotto, sono disponibili in green, white e red al momento, per richiamare il tricolore visibile sull’orizzontale, le grafiche sono in fase di definizione e si vocifera che stiano realizzando grafiche in stile “stealth” grigio su grigio. Passaggio cavi e tubo freno post interni per una maggiore pulizia globale.
La bike mi è stata consegnata chiedendomi di essere critico e di mettere alla frusta il mezzo senza risparmiarlo in modo da avere una valutazione oggettiva e poter correggere eventualmente il tiro in fase di produzione, quello che mi è stato consegnato, un prototipo, per tre giorni per effettuare un po’ di test ed estrapolare le impressioni positive e negative di questo telaio e del mezzo in generale.
Roasio, rive rosse e prove speciali di super enduro, credo che questo possa racchiudere in un sol giro tutto l’occorrente per avere dei feedback, certo è che le prove speciali di superenduro non sono la sua evocazione ma ho voluto appositamente esagerare per andare oltre alle capacità del mezzo proprio per carpirne i limiti, non mi resta che caricare la bici in macchina e partire, premetto che sono dieci giorni che non pedalo e che su una ventisettemmezzo non ci sono mai salito.
La prima impressione salendo in sella è quella che… Manca qualcosa, la ruota anteriore è troppo lontana dal manubrio o io sono cresciuto di almeno dieci centimetri, poi questa “ruotina” mi fa un po’ strano essendo abituato ormai da quattro anni a girare su una twentyniner, certamente non mi farò condizionare da questo e nel giro di poche pedalate l’occhio si abitua, altra “strana” sensazione è l’estrema maneggevolezza dello sterzo, pare un po’ troppo nervoso, complice un’abbondante piega flat da 720mm che inizialmente mi sembra un po’ esagerata ma che con il passare del tempo ho apprezzato sia in salita per l’impostazione a braccia larghe che da la possibilità di respirare bene e profondamente, quanto in discesa per ovvie ragioni, una piega del genere ti da un assoluto controllo sull’effetto giroscopico generato dalla ruota anteriore lasciandoti domare il mezzo anche nelle situazioni più critiche. Serie sterzo conica 1″1/8 – 1″1/2 con l’abbinata del perno passante Maxle di Rock Shox rende l’avantreno solido e preciso apprezzabile sia in curva che in frenata.
Lo sterzo ha un angolo di 71° in linea con l’anima race del mezzo, una RS Reba da 100 mm e gomme Schwalbe Rocket Ron da 2.25″ belle generose sia anteriore che posteriore, il grip sull’avantreno non è mai mancato, ho osato e spinto in qualche curva un po’ sabbiosa e non ho mai avuto l’impressione che scappasse, la nuova Reba settata a dovere assorbe bene e assieme al “gommone” da un ottimo feeling, a basse velocità su tornanti strettissimi quasi trialistici la bici gira in un fazzoletto senza mai farsi scappare l’avantreno anche sotto trazione, bella reattiva ma sempre molto gestibile, ad alte velocità la guida rimane sempre pulita e ben gestibile grazie anche al generoso manubrio, posso dire che per essere una front dalle “ruotine” mi ha abbastanza stupito.
In sella avrei preferito una posizione leggermente arretrata, ma questo ovviamente è soggettivo ed essendo una test bike è pensata e creata per accontentare e contenere un po’ tutti, l’attacco freno è un postmount integrato sul fodero orizzontale che permette migliori performance in frenata, l’angolo sella è di 73° con un carro compatto di 430 mm offre un ottimo baricentro sulle rampe più estreme con un ottimo grip anche in fuori sella, dotato di sistema “Convertible Dropout System” prevede l’intercambiabilità dei focellini posteriori, onde poter utilizzare (previa sostituzione degli stessi) il classico standard QR9 o il perno passante 142/12 considerando anche che la tenuta sul forcellino lato drive è determinato da una bussola filettata sostituibile, consentendo l’utilizzo di qualsivoglia asse passante (spesso, infatti, differisce la filettatura rispetto a Syntace o DT Swiss).
Il carro compatto e pulito non offre il massimo dell’assorbimento proprio per l’evocazione xc voluta dai costruttori ma posso assicurare che avendoci pedalato per tre ore consecutive su percorsi parecchio sconnessi, e non del tutto consoni con l’assetto di questa bike, di non aver mai accusato stanchezza o stress grazie anche dall’accoppiata ZTR Crest 650b e dal buon volume d’aria offerto dalle Rocket Ron.
Altro punto a favore della solidità d’insieme del carro giova la scatola movimento centrale BB30 con l’accoppiata del perno passante da 142mm a rendere granitico l’insieme dando così la sensazione di scaricare a terra tutta la potenza data dalla pedalata rendendola molto reattiva e fulminea negli scatti, altro punto apprezzato è l’altezza del movimento centrale da terra che lascia le pedivelle lontane da ostacoli anche durante la pedalata passando agevolmente sopra a rocce e radici non compromettendo troppo il baricentro e l’assetto del mezzo nel suo complesso.
L’allestimento è al top, l’azienda ha puntato su casa SRAM allestendo il mezzo con un gruppo completo X01 monocorona 32T e un pacco pignoni 10-42 che trovo una soluzione azzeccata per ogni situazione anche sulle rampe più impegnative, l’utilizzo del monocorona è sempre molto apprezzato “meno c’é e meno è complicato” sia nella gestione delle cambiate durante l’utilizzo che nella manutenzione pressoché quasi minimale per la trasmissione. L’impianto frenante è un X0 180 all’anteriore e 160 al posteriore, che potrebbe scendere a 160mm all’anteriore anche se la potenza e modularità del 180mm non fanno rimpiangere qui pochi grammi di differenza.
La Reba è ormai un must di casa Rock Shox, in queste ultime versioni SOLO AIR e un’idraulica più affinata rendono lode finalmente a queste forcelle sensibilmente più fluide e progressive anche nelle situazioni più critiche e nelle lunghe discese.
Le ruote sono assemblate con i leggerissimi ZTR Crest 650b, raggi sfinati sapim, nippli in ergal e mozzi CTK, anche qui c’è poco da dire sono ruote super collaudate e apprezzate da moltissimi biker per la loro estrema leggerezza che rende le “maggiorate” agili e scattanti ma nel contempo non estremamente rigide.
Il trittico è di casa Truvativ, sempre gruppo SRAM, dell’ottima serie NOIR serie T40, piega in carbonio unidirezionale da 720mm con manopole FRM davvero light ma un pochino risicate, anche qui avrei preferito sempre qualcosa in spugna per un miglior assorbimento delle vibrazioni e un po’ più abbondanti per una miglior presa sul manubrio, attacco manubrio da 90mm e un reggisella da 31,6 mm con zero di arretramento sempre in carbonio unidirezionale, anche in questo caso avrei preferito un filo di arretramento come già detto in precedenza, un attacco manubrio più corto per avere una posizione leggermente arretrata per la pedalata e nel contempo per non avere la sensazione di sentirmi oltre la ruota anteriore nelle discese estreme con l’angolo dell’attacco manubrio più pronunciato e a filo telaio per dargli un’impronta più race, ovviamente queste sono considerazioni del tutto personali e soggettive.
L’impressione generale che mi ha dato la bici è stata quella di non averla mai sentita estremamente nervosa, anzi spesso avevo la sensazione di guidare una softail, sempre morbida ma nel contempo reattiva e precisa, sono caratteristiche che sinceramente mi hanno abbastanza stupito, ho i ricordi di alcune 26″ leggerissime e nervosissime quasi inguidabili e temevo di avere la stessa sensazione scendendo da una 29″ per salire su una 27,5″, sicuramente è una bici con l’anima corsaiola e se dovessi dargli un voto generale che comprenda tutto, compreso il prezzo, gli sarei un bel ottoemezzo!
Il prezzo??? Certo nel voto complessivo non è un valore ininfluente quando si iniziano ad aggiungere costi a quattro cifre per l’acquisto di un mezzo di questo genere e vi assicuro che qui il prezzo è molto più che competitivo e ben al di sotto della media, il che lo rende otre alle sue ottime doti progettuali un prodotto molto allettante!
Volete delle info sul prodotto e sui vari allestimenti, disponibilità di modelli full e twentyniner? Chiedetele direttamente all’azienda, troverete cortesia e professionalità ad attendervi, esaudiranno ogni vostra richiesta “cucendovi” addosso la bici che più è adatta alle vostre esigenze.
Per info andate direttamente sul sito www.mountain-x.it oppure scrivete a tynus@mountain-x.it claudio@mountain-x.itandrea@mountain-x.it
Manuel – www.polverefatica.it