Un caro saluto a tutti voi. Volevo raccontarvi di come sia, almeno per me, pedalare una fatbike. E lo farò prendendo ad esempio delle uscite recentemente fatte: la prima con friends a Pogno, la seconda alone in the dark dietro casa, la terza con Teo in epic ride.
PRIMA: Un assaggio della prima ve lo ha già dato il cinghiale Pol, che a sua volta aveva assaggiato la speciale di Pogno sulle ginocchia. Capita! Immerso nelle full degli altri ragazzi, mi son dato alla prima uscita assoluta in fatbike sui sentieri di Pogno, tanto per. Salita in asfalto non subita come la scarsa preparazione fisica poteva far pensare. In cima, sgonfiamento selvaggio delle gommone per prepararsi al meglio alla discesa. Lascio scorrere via tutti e parto. Bene: alle prime curve strette, giro il manubrio ma lei va dritta. Apperò. Cerco di migliorare e di impostarle meglio. Quasi bene. Come rimbalza ancora sul sentiero! Mi fermo e sgonfio ancora l’anteriore. Riprendo e metro dopo metro la confidenza sembra aumentare, anche se per andar giù bene ce ne vorrà ancora molta.
SECONDA: Esco da lavoro, arrivo a casa alle 19.00 ed un solo pensiero mi gira in testa: giro in bici, giro in bici, giro in bici, giro in bici!!! Il cielo è coperto, è praticamente già buio, pioviggina e tutte le luci frontali a disposizione sono scariche. Bene. Perché non uscire a provare la fat? E infatti esco. Mi dedico una mezzoretta di passione in solitaria per rinfrescare il cervello e vivere la serata con un altro spirito. Semplici 4 km A/R sui sentieri dietro casa inzuppati da giorni di pioggia, sotto le piante che chiudono quasi la strada. Mi basta pedalare, poi fa tutto lei: mi porta avanti, senza vacillare, passando letteralmente sopra a pozzangherine e pozzangherone, erba o sassaiola. Anche nei tratti in cui la strada è divisa in tre parti, con erba al centro e ai lati i solchi delle ruotone dei trattori, puoi tranquillamente decidere dove stare, senza paura di scivolare a lato immerso nel fango. Il buio rende ancora più affascinante la cosa. Alla fine porto a casa 30 minuti di godimento puro e un pantalone lercio di fango.
TERZA: Prima epic ride in fatbike un sabato di ottobre. Partenza ore 8 destinazione Oropa: ti svegli e piove poco, parti in auto e piove qualcosa in più, ti avvicini alla meta e quasi diluvia. Ma ormai siamo qui, godiamocela! E infatti poi non pioverà mai. Lasciamo l’auto nel parcheggio funivia dietro il Santuario, caffè e briosche e vestizione (come sempre con il timore di patire freddo!) Prima destinazione monte Camino, che poi ripiega perché troppo lungo da raggiungere. Seconda destinazione Rifugio (diciamo vrso metà strada), che poi ripiega perché il tempo diventa davvero inquietante: lampi, fulmini, saette, boati, stelle incandescenti e cadenti, nubi minacciose all’orizzonte e sopra le nostre teste, e soprattutto una salita che le nostre gambe non avrebbero sopportato!!! Andata e ritorno su di un sentiero prima immerso nel sottobosco, con radici e pietraia spesso invalicabili in sella (almeno per noi), e poi gippabile con pendenze anche elevate e sassi più grandi del solito, che senza una bella gommona da 4’’ all’anteriore non so se l’avrei pedalata tutta! Ecco la fat che viaggia! Gommona da 4’’ che ti aiuta anche in discesa, perché non credo avrei raggiunto quelle velocità con una gommina più smilza. Poi di ritorno nel sentiero sottobosco, per provare a scendere (non senza difficoltà) tra radici e scalini naturali e sassi affioranti. Ok, il piede si appoggiava per non finire con il musone a terra. Ma quello che ci è piaciuto molto è il fatto di poter inventarci e trovare nuove vie, nuove scorciatoie e/o aggiramenti d’alberi e sempre la gommona ti fa passare sopra tutto.
QUARTO: Non c’è una quarta ride. Semplicemente a fine giro, ci siamo dedicati una parata finale sulle scalinate del Santuario (ops) e una mangiata di polenta “vuncia” come si deve. Perchè l’ignoranzaèunacosaseria!
Eccovi il video della epic ride…se fa schifo ditelo, se vi piace ditelo. Ciaooooooooo