La memoria delle biciclette: riflessioni

Buongiorno amici cinghiali. Oggi vi propongo un post che ha del filosofico… No tranquilli, non sono impazzito, solo mi sono posto delle domande. La mia passione per la bicicletta e l’affetto per mio nonno, anni fa mi ha portato a recuperare la sua vecchia bicicletta. Lo stato del mezzo però mi ha permesso di recuperare ben poco come pezzi, ma qualcosa mi ha spinto a recuperare almeno il telaio e poco altro, e alla fine di questo recuperò ho avuto in mano una bici che mi da soddisfazioni che nessuna mountain bike che possiedo o che ho posseduto è stata in gradi di darmi. In questo periodo ho per le mani alcune vecchie biciclette, alcune prive di rilevanza, ma sto cercando in un modo e nell’altro di renderle alla strada (questa volta recuperando più pezzi possibili, fosse anche il risultato un collage di pezzi). Proprio domenica lucidando pedivelle mi son chiesto il perchè lo stessi facendo. E la risposta che mi son dato è che lo faccio perchè secondo me le bici hanno un anima, o per lo meno una memoria. Spesso si dice che il metallo abbia memoria, e le bici proprio di metallo son fatte. Cadute, buche, graffi, urti… Sono convinto che le biciclette in un modo o nell’all’altro memorizzino tutto. E una vecchia bici? Un mezzo arrugginito o di ormai vecchio stile non ha più niente da raccontare? Non so, non credo molto nella moda dello scatto fisso, credo però che ogni bicicletta recuperata, riattualizzata, restaurata, rivalorizzata o comunque rimessa sulla strada torni a vivere. Lasciare una bici in cantina vuol dire condannarla all’eutanasia. Sono sempre...

MUC OFF: il detergente bio per la tua bici!

Ciao amici cinghiali! Se anche voi come me amate sia la vostra bici che l’ambiente sicuramente conoscerete il prodotto di cui sto per parlare, ovvero ilmitico MUC OFF. Da anni disponibile all’estero, è riapparso in Italia solo pochi anni fa tornando alla ribalta come sponsor tecnico del campionato Superenduro, io personalmente l’ho comprato (compresa tanica scorta da 5 litri) presso il nostro amico GD-Store Personalmente trovo che questo prodotto sia davvero valido: basta spruzzare un pò del liquido rosa sulla propria bici, lasciare riposare e il gioco è fatto. Il liquido non è aggressivo, le nano.tecnologie da lui utilizzate gli permetto di aggredire lo sporco senza intaccare le vernici, le serigrafie e le parti lucide tipo gli stelli delle forcelle. Dopo averlo lasciato agire pochi minuti sulla bicicletta, va risciacquato con acqua e subito si vede  quanto sia efficace: lo sporco si “scompone” scivolando via dal nostro mezzo restituendole la lucidità che aveva appena portata a casa dal ciclista. La caratteristica davvero buona di questo prodotto è che realmente va bene per tutte le parti della mountain bike, quindi non dovremo preoccuparci di usare prodotti diversi sui diversi componenti. Un ottimo risultato infatti possiamo verificarlo anche sulla parte del pacco pignoni e del deragliatore: dopo aver lasciato agire anche qui il prodotto per qualche minuto e averlo risciaquato il pacco pignoni risultera sgrassato a dovere. Ultima cosa, ma per me non per importanza: lo spray è completamente biodegradabile, quindi sciacquando andremo anche a non inquinare il terreno! Che dire, io trovo che questo sia un valore aggiunto! Dopo avervi fatto capire quanto trovi valido il prodotto non posso che...

Tech Corner – Casco Kali

Eccoci con un test materiali che spero possa essere di aiuto a tutti coloro che sono in procinto di acquistare un casco integrale per affrontare al meglio le giornate più orientate al gravity. Con la collaborazione del nostro negozio online convenzionato Gd Store ho infatti avuto modo di testare direttamente il casco integrale Kali. Il primo impatto è sicuramente positivo. Insieme al casco infatti viene fornita sacca e kit imbottiture interne di ricambio veramente utili per adattare al meglio la misura alla propria conformazione fisica. Per quanto riguarda il peso la versione da me provata era il top di gamma carbonio e kevlar (805 grammi) qualcosa di difficilmente migliorabile se non a discapito della sicurezza. In casa KALI esistono altri due modelli integrali, il Durgana da 129,00 € ed il nuovo arrivato 2011 Savara che costa 79,00 €, ovviamente entrambe le versioni sono più pesanti oltre che economiche, infatti si attestano sui 1100 grammi sempre in taglia M, un peso comunque in linea con la concorrenza. Sicuramente di grande livello tutte le finiture sia interne che esterne della calotta che risulta anche ben areata grazie alle numerose prese d’aria. Sul campo il casco si è dimostrato assolutamente idoneo all’utilizzo su percorsi superenduristici, leggero sia quando lo si porta sulla zaino che quando lo si indossa. Sembra veramente di indossare un casco XC anche grazie all’ampia visibilità che questo casco ti concede. Rispetto infatti ai più conosciuti caschi Troy Lee Design il Kali guadagna circa 1,5 cm per parte di maggiore ampiezza visiva. Ultimo aspetto da evidenziare sono i tessuti interni, estremamente morbidi e freschi. Infine, come buona ogni recensione che...

La Macchina Perfetta

Amici cinghiali, voglio parlarvi di un libro che parla di biciclette, ma non parla di un mezzo di trasporto, parla della macchina perfetta. Libro che ha qualcosa di davvero speciale Scovato per caso in rete, non so neanche io come, ho letto una breve descrizione del tomo, e mi è venuta la curiosità di leggerlo, quindi quindi ho deciso di ordinarlo, optando per l’ordine in una piccola libreria del paese e, stranamente, non su internet. Già nell’andare a ritirarlo ho subito un qualcosa di esoterico… non lo so, mi sembrava di avere tra le mani il libro de “La Storia infinita”… Sono andato a casa e ho iniziato a sfogliarlo e già le prime righe dell’introduzione mi han fatto capire che quello che avevo tra le mani non era un semplice libro di manutenzione: Il libro che avete tra le mani ha la pretesa di insegnarvi a riparare e a mantenere in efficienza la vostra bicicletta, qualsiasi vecchia bicicletta di cui l’Italia è piena. Incredibile ragazzi continuando a sfogliarlo ci si accorge di avere tra le mani qualcosa di davvero unico. All’interno, accompagnato da foto e stampe d’epoca, si parla davvero della filosofia della bicicletta, dell’origine del mezzo, della letteratura relativa alla bici, delle curiosità, dei viaggi, dei movimenti che attualmente si stanno sviluppando intorno a questo mezzo antico ma assolutamente moderno e ovviamente della manutenzione. Manutenzione che però rappresenta davvero la parte magica di questo libro. Grazie a lui impareremo da come sostituire una camera d’aria a come costruire da zero una ruota raggiandola, il tutto però illustrato con disegni che sembrano più dei bozzetti ritrovati in una soffitta...

Dall’India arriva…la bambike!

Noi Wildpigs,si sa, amiamo la natura perché la natura è la nostra casa! Siamo nati into the Wild! Per questo siamo sempre attenti alle questioni naturali, ecologiche, enviromental-correct! Ci è quindi saltata all’occhio una bella invenzione: la bambike! Si tratta di una bici fatta con il bambù, utilizzando metallo e gomma solo per freni, catene e pneumatici. Inizialmente, è stato l’indiano Sharma a ideare questo curioso mezzo di trasport, seguito poi “a ruota” (è il caso di dirlo) da altri “pensatori” nelle Filippine, ed ora ci provano anche in Ghana. Mr Sharma, dopo una breve esperienza nella progettazione di mobili, decise di aprire un’officina per dar vita alle sue idee per una bici eco-friendly, sostituendo in pratica il telaio in acciaio con il bambù, assemblato e unito con fibra di canapa e resina. A seconda del tipo di bicicletta poi, anche il manubrio e la sella possono essere di canna di bambù. La bambike pesa solo 3 kg, ha una capacità maggiore di assorbire gli urti nelle strade disconnesse ed è più resistente in caso di incidenti, non necessitando per forza di ammortizzatori per contenere possibili collisioni. In occasione dell’evento in mountain bike ”Tour della Nilgiris”, nel dicembre 2009, la bambike è stata “testata” su strada, ricevendo critiche positive, soprattutto per le caratteristiche e una bella estetica, ma si è sottolineata l’esigenza di apportare migliorie alla efficienza e funzionalità. Sebbene vi sia stato un notevole interesse a livello mondiale riguardo tale invenzione, la biciletta è ancora in attesa di essere commercializzata. Se comunque volete provare a costruire la vostra bella bicicletta di bambù, non dovete far altro che fornirvi...

Impariamo a conoscerla…il deragliatore.

Per tutti gli amici Wildpigs o per quelli che lo sono, ma ancora non lo sanno, oggi andiamo alla scoperta di un componente fondamentale della mtb e della bicicletta in generale: Mr deragliatore. Perché imparare a conoscere il proprio mezzo è sicuramente cosa buona e giusta. Il deragliatore è un dispositivo meccanico che consente alla bici di usare diversi rapporti di trasmissione, facilitando la pedalata in risposta alle diverse situazioni del percorso. In pratica, crea un passaggio obbligato per la catena che, grazie alla struttura a parallelogramma articolato, viene spostata, cioè “deragliata”, parallelamente alla ruota dentata, in genere per mezzo di un cavo azionato da una manetta installata sulla canna o sul manubrio. L’organo meccanico è composto da due blocchi: uno anteriore ed uno posteriore. Per consentire il ritorno alla posizione originaria, il cavo è mantenuto in trazione da una molla; inoltre nel caso del deragliatore posteriore, si hanno altre molle, leve e pulegge, che permettono una corretta e costante tensione della catena, evitando che questa fuoriesca e non faccia più presa sulle ruote dentate. Cenni storici I primi sistemi a deragliatore furono costruiti sul finire del 1800, quando le velocità venivano cambiate girando la ruota su se stessa: 2 pignoni, destro e sinistro, con due dentature differenti. Apparvero poi i sistemi a due corone e due pignoni, con lo stesso numero totale di denti in modo da avere una tensione di catena sempre identica. Agli inizi del ‘900 arrivò la ruota libera e fu un susseguirsi di sistemi di cambio di velocità. Nonostante modelli diversi fossero ormai presenti sul mercato, solo nel 1937 gli organizzatori del Tour de France acconsentirono, per regolamento, al loro utilizzo. Nel 1949, Tullio Campagnolo...