Ciao cinghiali, ed un caro saluto a tutti coloro che si fossero messi soltanto adesso all’ascolto.
Nel nostro piccolo mondo, possiamo dire di averle provate quasi tutte: acciaio, alluminio, titanio, carbonio e scandio; ammo, biammo, singlespeed, rigide, a contropedale. E siccome ci piace provare e provarci, accadde che un sabato pomeriggio di dicembre insolito per il caldo che allietava la giornata, erby&albi&teo&diego si diressero verso quel di Pogno e i tracciati della Superenduro per validi e, a ciascuno il suo, buoni motivi.
Albi e la prima vera uscita con la “tatina” appena arrivata, al secolo cannondale jekyll carbon 2.
Erby indossava un completo blue mariachi, bello e completamente rigido da rispolverare.
Teo aveva nello zaino ancora qualche scheletro da buttare, ricordo di una passata caduta con conseguente pasticcio alla spalla.
Diego, che siccome ha iniziato da non molto ad andare in bici, perché non portarlo sempre a buttarsi giù dai sentieri delle speciali di Pogno?
Lasciata l’auto al solito posto, si incomincia a salire sull’asfalto direzione Valpiana, con la neve a bordo strada e il caldo di prima che lascia spazio nel tratto ombroso ad una freschissima brezza antartica. Dopo un’oretta di salita, chiacchiere varie e un tratto a piedi sulla neve, foto di rito davanti al cartello segnaletico che indica START STAGE 3. Si indossano le protezioni (io no, ma è la terza cosa sulla lista della spesa per bike!) e ci si prepara a scendere.
Che dire: semplicemente una FIGATA!
Mi sto accorgendo negli ultimi tempi, quando alterno forcella rigida e non, che a ben vedere le prestazioni e le sensazioni migliorano quando vesto completamente rigido. Qui non si scappa: o fai andare le braccia e il busto e tutto il corpo insieme alla mtb, cercando di assecondare il terreno per attutire meglio i colpi e scassarti di meno, oppure rimbalzi da un boccione all’altro duramente, senza aver alcun controllo sul mezzo, e abbandoni poco dopo per sopravvenuta impossibilità a muovere gli arti superiori causa dolore acuto. E me ne accorgo soprattutto quando mi capita di tornare ammortizzato anteriormente, perché inconsciamente credo, o forse solo perché faccio schifo in sella, ripongo tutta la mia fiducia nell’ammo, usando molto meno le braccia. Con le ruotone da 29’’ e l’ammo mi vien da passare dritto su ogni ostacolo, tanto fa tutto la bici, mentre la rigidità pura costringe (per fortuna) a scegliere vie alternative, ad essere più sinuoso e morbido. E devo dire che mi piace un sacco.
Poi mettici un tracciato scorrevole come il “Canalon” a Pogno, ed il gioco è fatto. Appena terminata la discesa, una voglia immediata di tornare su e ridiscendere, cercando di farla ancora meglio.